
Silvia Broome (Nicole Kidman, bona bona!!!) è un'interprete di origini sudafricane che lavora alle Nazioni Unite da diversi anni. Un sera, per caso, si ritrova ad ascoltare una conversazione su quello che sembrerebbe essere un complotto per uccidere il dittatore del Matobo, Edmund Zuwanie, stato in cui lei ha vissuto per tanto tempo. Ovviamente viene vista e da quel momento la sua vita è in pericolo. All'agente dell'FBI Tobin Keller (Sean Penn) viene affidato il caso e nonostante un iniziale scetticismo, aiuterà Silvia nella ricerca della verità. In poche parole questa è la trama, in cui Pollack inserisce opportuni colpi di scena, uno su tutti il pedinamento dell'Fbi a tre individui che finisce col il ricongiungimento dei tre in un unico luogo e con una drammatica rivelazione. Bravi gli attori, bravo il regista, bravo il direttore della fotografia, bellissima la cornice delle Nazioni Unite, che ha aperto per la prima volta i suoi saloni al cinema, bravi tutti insomma. Film perfetto? No, direi di no... Perkè una pekka c'è: il film è tanto avvincente nella parti spionistiche, quanto palloso quando si ferma e sposta tutta l'attenzione di chi guarda, sulle vicende personali di Silvia e Tobin. Il problema è che sono noiose e non riescono proprio a risultare interessanti. Non ci interessa se il fratello della Kidman/Silvia non le parla più, se in Matobo hanno strane usanze, se non riesce a dormire perchè a problemi intestinali(lol) e neanche ci interessa se Penn/Tobin ha perso la moglie in un incidente, provocato dall'amante con cui lei era scappata, fra l'altro come ammette lui stesso "...era già andata via altre volte, ma era sempre tornata..." quindi essendo un vizio, o lei era un troione, oppure lui è una mezza cartuccia, ergo, giusta punizione. Pekkato per queste pause, altrimenti sarebbe stato veramente un grandissimo film.
Pollice mezzo, ma merita la visione.
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